La Storia

La colorazione della seta

I purpurei erano ottenuti con la porpora vegetale estratta dal cocco o quella marina ricavata dai molluschi mentre meno cara era quella importata da Majorca e dalla Provenza entrambe di origine animale.
Un'altra tinta molto apprezzata era il cremisi ottenuto dalla grana "rossesca" e dalla grana "georgionesca" cosi detta dai luoghi di esportazione da dove la conducevano con largo profitto a Lucca, i Guinigi ed i Di Poggio.
Più tardi lo introdusse da Genova il maestro Leonard Vatari de Caffaerminie, cioè della colonia genovese di Caffa al quale la repubblica concesse la provvigione annua di 150 fiorini d'oro pagabili dal Comune, o quando non potesse la Corte dei Mercanti.
Un altro colore che divenne nel Trecento di gran moda fu l'Alessandrìno, cioè il turchino, ricavato dall'indaco puro di Alessandria e che chiamavasi anche "baccadeo" perchè proveniente da Baldacco o Bagdag.Telo da parato con ricami di fiori e uccelli

Di non minore reputazione era il giallo che si coloriva con lo zafferano, merce di grande importanza, se nello Statuto dei Mercanti vengono designati due appositi deputati per esaminare e provare qualche materia colorante. Dal porto di Acri o Tolemaide, emporio della Soria, i Lucchesi importavano la cosidetta cenere granellata o gravellata cioè l'allume o potassa di cui si faceva grande uso per ben fissare i colori.

Lo Statuto dei Tintori è il più antico che ci è pervenuto giurato da 86 artifices della città, dei borghi e sobborghi, il 4 agosto 1255 e approvato dal capitano del popolo Dosso Dossi di Ganaceto.

I lucchesi esperti nell'arte della tintura e tessitura della seta non si preoccuparono di coltivare la materia greggia potendola avere dall'Oriente dove si era propagata dalle lontane Indie quando il seme dei bachi o filugelli era stato portato.
Continua

Home