La Storia

Il periodo d'oro Lucchese

Il carattere stilistico di quel tessuti del periodo d'oro lucchese fu un'armoniosa fusione dei motivi bizantini e saraceni che avevano dato splendore alle scuole di Sicilia e di Calabria; motivi ravvivati dai nuovi elementi che appunto in Toscana balzavano alla luce nelle splendide opere romaniche. La rigidezza dello schema ieratico è sciolta dall'ispirazione dal vero, ricercato e assimilato con un commosso sentimento della natura. Come nella pittura la scuola del Berlingueri precorse l'arte che stava nascendo e nella scultura i maestri di Como, fattisi toscani, rinnovarono nel monumenti romanici di Lucca le perdute forme del classicismo, così gli artefici della spola e i primi "disegnatores operarum" s'ispirarono ai motivi nuovi fioriti dai marmi con ornati geometrici e floreali, e meglio ancora trassero immagini e rapirono colori dalla diretta osservazione del creato. L'araldica stessa spiegata nelle feste popolari o minacciosa sugli elmi e sulle armi popolò le stoffe con la ricchezza della sua flora e della sua fauna, stilizzando fiere affrontate grifoni e draghi, aquile e pappagalli, uccelli e cerbiatti, con i becchi o le zampe o le corna d'oro. E tutto fra una selva di rameschi di fregi e di meandri, tra fiori, frutti e foglie smaglianti di tinte indelebili.

Broccatello del 500, particolare dei paramenti sacri per la basilica di S. Maria CorteorlandiniFurono specialmente i broccati d'oro e d'argento che fecero salire la fama di Lucca cosi in alto da essere celebrata alla metà del secolo XIII nel poema "Li Biaus deaconneus" con questi versi:

"Lucca si fa adornare di care stoffe tinte di rosso d'oltremare che sono tanto belle e ricche, che in tutto il mondo non ve ne sono di uguali: non c'è coccodrillo, né lupo, né leone, né serpente volante, né drago, né aquila araldica, né uccello fantastico, né pappagallo, né animale straordinario, né alcuna bestia selvaggia che si trovi nel mare o nei boschi che non sia ritrovata col fine oro di Lucca".

L'arte tessile lucchese è in questo periodo in piena fioritura. Se l'opera del Ghibellino fuggiasco nella letteratura, del Poverello d'Assisi nel campo del pensiero e di Giotto nell'arte figurativa rappresenta lo sforzo dell'Italia nuova che voleva liberarsi dalle vecchie forme statiche di provenienza straniera, essa si fece sentire ancora di più nell'arte tessile a Lucca che non poteva non vivere, anche nei tessuti, la meravigliosa fioritura artistica della scultura che con Nicola Pisano prima e con Giovanni poi toccava la più alta espressione nel sublime capolavoro che è il pulpito del Duomo di Pisa.

Gli stessi motivi usati nella decorazione delle prime stoffe lucchesi si trovano raffigurati in altre opere d'arte: leoni rampanti sono spesso scolpiti negli stemmi di pietra degli antichi palazzi nobiliari lucchesi. Anche in alcune lamelle bronzee conservate nel Museo Civico della Città sono raffigurati pavoni e grifi fra girari di foglie.
Una simile decorazione é scolpita nella porta bronzea del Duomo di Ravello, opera di Barisano da Trani dove da un muso di leone volto verso l'alto esce l'albero della vita fiancheggiato da due draghi affrontati e da due piccoli leoni.

In quel tempo anche I nostri sommi pittori non "vergognavano", come disse il Vasari, di fornire disegni per le stoffe riconoscendo ad esse quel valore artistico che purtroppo in tempi recenti è stato trascurato. In seguito nel primo Rinascimento pittori come Masaccío, Domenico Veneziano e Pisanello colpiti dalla magnificenza e dal colorismo fastoso di queste stoffe rivestirono di velluto e broccati i personaggi del loro dipinti.

Nell'Italia bizantina probabilmente si lavorava la seta fin dal primi tempi della dominazione di Costantinopoli che tutto ellenizzò e pure nell'Italia normanna, per gli influssi della precedente civiltà araba; ciononostante Lucca può essere considerata la primogenita del telalo per la sua sontuosa messe di stoffe raffinate e preziose che tesseva e offriva ed a cui attingevano clienti di tutta Europa.

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