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Castruccio
esiliato da Lucca nel 1300 per motivi politici (apparteneva
infatti alla parte ghibellina) visse a lungo in Inghilterra dove divenne celebre
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per la sua capacità nell'uso delle armi che gli valsero la vittoria
in svariati tornei riuscendo ad accattivargli le simpatie del Re
Edoardo II.
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In
seguito all'aver ucciso un nobile di corte per motivi di onore, dovette
fuggire in Francia ove si mise al servizio del Re Filippo il Bello distinguendosi
come comandante della cavalleria, nella battaglia di Arras e nella difesa
di Thérouanne (Guerra di Fiandra).
Dopo
alcuni anni (1304) rientrò in Italia ove combattè nelle armate ghibelline
fino ad aggregarsi (1314) alle truppe ghibelline di Uguccione
della Faggiola assieme al quale prese parte alla presa (e successivo
sacco) di Lucca che vedeva l'abbattimento della parte Guelfa cittadina.
Successivamente partecipò, come comandante di una parte dell'esercito
alla grande battaglia di Montecatini (1315) dove risultò il principale
artefice della vittoria sulla Lega Guelfa.
Le
sue vittorie gli causarono l'invidia di Uguccione che vide in lui un probabile
concorrente per la signoria, e quindi lo fece imprigionare in attesa di
giustiziarlo, ma a seguito di una rivolta Castruccio fu liberato ed acclamato
Capitano Generale e difensore della città dal popolo in festa. Dalla carica
di Capitano Generale a quella di Console a vita
e quindi di Signore della Città il passo fu breve e contornato di clamorosi
successi che lo videro arbitro dell'intera politica del medioevo toscano.
Con
lui i ghibellini presero sempre più forza al punto che Firenze fu costretta
a combattere svariate guerre contro il Signore di Lucca che, con grande
abilità politica e bellica, riusci sempre a tenerla in scacco arrivando
a conquistare vaste aree della Toscana e della Liguria e ad infliggergli,
nel 1325, una sonora disfatta nella battaglia di Altopascio (celebrata
in Lucca da un trionfo "alla romana") che vide la completa
distruzione dell'esercito fiorentino.
Mentre
stava per cingere d'assedio Firenze e sferrarle l'attacco decisivo venne
costretto, a desistere dalla chiamata a Roma per partecipare all'incoronazione
dell'lmperatore Ludovico il Bavaro, suo grande amico e valido alleato.
Il
soggiorno romano fu per lui ricco di soddisfazioni: dopo la nomina a Legato
Imperiale per I'Italia ebbe il riconoscimento del popolo tutto, che in
lui vedeva il personaggio più temuto ed obbedito del momento. Ma mentre
era a Roma ricevette notizia dell'insurrezione di Pistoia. Chiesta l'autorizzazione
al Bavaro, Castruccio partì con pochi fidatissimi cavalieri e con un galoppo
sfrenato raggiunse Pisa dove lo attendeva il suo speciale corpo di 2000
balestrieri a capo dei quali si precipitò sotto le mura di Pistoia ricongiungendosi
con l'esercito lucchese accampatosi per l'assedio, ed in poco tempo riusci
a reimpossessarsi della città. Ma la sua stella era ormai al tramonto
e mentre stava preparandosi per lo scontro definitivo con Firenze, venne
colpito da forti febbre malariche contratte durante la campagna di Pistoia,
che in pochi giorni lo portarono a morte.
Castruccio
spirò il 3 settembre 1328 nella fortezza dell'Augusta (da lui ordinata
a Giotto per la sua residenza in Lucca). Cosi scompariva dal mondo quella
che può considerarsi la figura più grande della storia italiana della
prima metà del trecento che ispirò al Machiavelli la
sua opera "Il Principe".
Fu
il costruttore della fortezza dell' Augusta

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