BABBO NATALE
Nella famiglia di un piccolo falegname, una delle due figlie,
la maggiore, cadendo durante un gioco con le amiche non si
era più rialzata, le gambe erano diventate molli, inutili.
Da quel giorno non era riuscita più a camminare.
Il padre aveva speso tutti i suoi risparmi per un primo intervento
delicato eseguito lontano dall'Italia.
Un secondo intervento si era potuto fare grazie alla solidarietà
della gente.
Ma la piccola Laura ne aveva tratto pochi benefici e tutti
ormai disperavano per lei.
Antonio, il padre, passava intere giornate nella sua bottega
a sgobbare.
Lavorava sodo per mettere da parte ancora denari.
Finito il lavoro non se ne stava con le mani in mano.
Cercava altre cose da fare.
Un giorno aveva avuto l'idea di dedicarsi alla pittura, rinverdire
una passione avuta sin da ragazzo.
Aveva mostrato i primi tentativi alla piccola Laura, poi a
sua moglie.
Quei disegni erano piaciuti.
Qualcuno li acquistava.
Dipingeva soprattutto le vie, le piazze, gli scorci più
suggestivi della sua città.
Lucca gliene offriva di occasioni!
Agli inizi della primavera un amico gli portò una bella
notizia.
Un chirurgo era in grado di fare l'intervento risolutore.
La scienza dava quasi la certezza del risultato.
Ma occorreva molto, moltissimo denaro.
Antonio raddoppiò il lavoro.
Aveva venduto altri quadri, ma soprattutto riusciva a disegnarne
molti. Ora ne aveva abbastanza nel suo negozio da poter nutrire
qualche speranza.
Ma ancora ne disegnò.
Passò l'estate, passò l'autunno.
Giunse dicembre. Vennero i giorni precedenti il Natale.
I giorni più belli dell'anno.
Che differenza tra novembre e dicembre!
Dicembre è il mese della gioia.
Può succedere di tutto a dicembre, ma non c'è
dolore che possa sopraffarla.
Lucca nei giorni prima del Natale diventa una città
fatata.
Le sue strade si accendono di colori. Si gode il cicaleccio.
Antonio aveva esposto i quadri sui gradini della bella chiesa
di San Cristoforo, proprio nella via più importante
della città, il Fillungo.
Osservava tutto quell'andirivieni festoso. Anche lui si sentiva
contento.
In quei giorni cominciò a nevicare.
L'inverno s'era fatto rigidissimo.
Tutta l'Italia era sotto la neve.
Lucca era bianca.
Antonio colse quell'occasione per dipingere ancora.
Nacquero così i quadri innevati di via Fillungo, di
piazza San Frediano, piazza San Michele, del duomo di San
Martino, delle Mura.
Uscivano da soli le linee e i colori dal pennello.
La vigilia di Natale ancora nevicò sulla città.
Antonio stava in piedi appoggiato al muro della chiesa.
Suonavano le otto di sera.
Per le strade pochi i passanti.
I più si erano già rinchiusi nelle case, forse
stavano intorno alla ricca tavola imbandita.
Tra poco anche lui avrebbe raggiunto i suoi.
Ma ecco che si sente all'improvviso lassù nel cielo
buio un rumore insolito.
Sempre più si fa intenso, fragoroso.
È un tinnire di campanelli.
Nella via, i pochi passanti alzano il viso al cielo.
Anche Antonio leva gli occhi lassù e vede delle piccole
luci lontane.
Tutti guardano meglio. Quelli che sono vicino a lui stanno
con le bocche spalancate.
Un'enorme slitta trainata da quattro coppie di renne bellissime
è sopra di loro sospesa nel cielo.
Sta scendendo lentamente.
La guida un uomo colossale che grida alle bestie dei comandi.
Vengono giù.
Scalpitano le renne. Nude, sode le pance.
La slitta è già sui tetti. Ora cala nella strada.
Proprio davanti ad Antonio si sta posando.
Antonio è sbigottito, e con lui i pochi altri che gli
si sono radunati intorno.
La strada è bianca di neve.
Con quella slitta addobbata di piccole fiammelle, quelle renne
e quel vecchio possente dalla barba bianca, la città
vive un istante di magia.
Ognuno è certo che si tratti di un sogno.
Invece l'uomo si avvicina sorridendo ad Antonio.
"Sai chi sono?"
Antonio ne ha visti tanti in quei giorni, fermi davanti ai
negozi, di babbi natale!
Ma risponde di no.
Non può credere che esista davvero Babbo Natale!
"E invece sono proprio io. Guarda!" e tira fuori
da una grossa tasca una letterina. "È di tua figlia
Laura. Dille che sono venuto. Dalle un grosso bacio per me."
Poi si avvicina ai quadri di Antonio.
Lui è ancora inebetito, ha riconosciuto la calligrafia
di Laura; è proprio sua quella letterina!
Il vecchio si china e li raccoglie ad uno ad uno, li depone
sulla slitta.
"Di' a tutti che Babbo Natale ha comprato i tuoi quadri"
gli grida sorridendo.
Antonio è ancora lì, fermo, sbigottito. Non
apre bocca.
Contempla quell'uomo straordinario venuto da distanze lontane
apposta per lui.
Lo guarda salire sulla slitta, rivolgergli il saluto, scherzare
con la gente, e quindi alzarsi nel cielo.
Di nuovo tinniscono i sonagli, scalpitano le renne, finché
la slitta è sopra i tetti della città. Si fanno
piccole piccole le rosse fiammelle.
Sparisce infine il carro inghiottito dalla notte.
Antonio corre a casa per raccontare.
Trova sull'uscio la sua famiglia.
Laura ha in mano molto denaro e lo mostra al babbo tutta lieta,
abbracciata alla sorella.
Raccontano che l'hanno trovato sotto l'albero di Natale, comparso
all'improvviso, e insieme al denaro hanno trovato una breve
letterina nella quale Babbo Natale rivolge i suoi auguri alla
piccola Laura e rivela ad Antonio che i suoi quadri sono già
sparsi ai quattro venti.
In quella stessa notte li ha venduti, a Nord come a Sud, a
Est come a Ovest.
Non gli basterebbe tutta la vita per ritrovarli!
Grazie a lui, scrive, ad Antonio, la città di Lucca
è ora conosciuta in tutto il mondo.
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