CAMPOCATINO
Ci fu un tempo molto lontano in cui l'uomo aveva maggiore
consuetudine con Dio. Gli parlava, lo invocava ma anche lo
vedeva.
Spesso Dio si recava a trovarlo, quando l'uomo aveva bisogno
di lui.
A Campocatino, un luogo abbandonato che sorge nella Garfagnana
lucchese, il visitatore ancora oggi vi può avvertire
quella speciale presenza dell'infinito.
Lassù la natura è ammaliatrice di uomini.
Così era a quel tempo.
E la gente viveva in pace. Non sentiva la necessità
di nient'altro che non fosse la voglia di vivere in quel luogo
che la presenza di Dio rendeva straordinario.
I giorni vi trascorrevano sereni. Al mattino i più
giovani portavano al pascolo i greggi. Le pecore e le capre
se ne andavano libere per i prati, godevano quegli spazi incontrastati.
Le ragazze restavano a casa. Accudivano ai più vecchi,
lavavano, rammendavano, facevano le pulizie. Preparavano la
cena. Qualche volta anche loro andavano ai pascoli.
Durante i rigidi inverni, la sera si ritrovavano insieme in
una grande stalla. Lì, in mezzo agli armenti, trascorrevano
liete ore.
I vecchi raccontavano ai più giovani antiche storie
di montagna. Le ragazze coi loro trilli, con le loro risate,
con la loro giovinezza riscaldavano il cuore della comunità.
In estate la vita si svolgeva all'aperto.
Anche la cena si consumava sotto il sole intorno ad una tavola
grande.
E si cantava e si ballava, si lodava quel destino incomparabile.
Forse nessun altro al mondo conosceva quel luogo. Nessuno
rammentava di forestieri passati da lì.
Le donne esultavano di quella tranquilla esistenza vissuta
accanto ai loro uomini. Tra i membri di quella comunità
si sposavano, avevano figli, li crescevano, invecchiavano.
Campocatino era il solo meraviglioso universo che conoscevano.
Dio stava con loro.
Che cosa potevano desiderare di più?
Ma una sera uno dei pastori, tornando all'ovile, raccontò
ai compagni di aver veduto delle ombre aggirarsi nel bosco.
Piccoli fruscii lo avevano allarmato. Anche il cane aveva
rizzato le orecchie. Poi più niente. Altri rumori erano
seguiti, rapidi, furtivi. Di nuovo il cane s'era allertato,
aveva rivolto il muso verso il bosco.
Era calato infine il silenzio. Solo il vento frusciava tra
i rami.
Nei giorni seguenti però la comunità stette
in guardia; anche i vecchi e le donne si mossero attenti,
sospettosi, intorno alle case.
Sui pascoli i giovani pastori tenevano gli occhi e le orecchie
dappertutto.
Dopo qualche tempo la tensione si allentò; presto tutto
fu dimenticato.
Passarono i mesi, venne l'inverno, tornò la primavera.
Una sera un pastore rincasò tutto trafelato.
Ora era sicuro. Aveva visto degli uomini. Qualcuno lo aveva
spiato. E lui zitto zitto aveva finto di non accorgersi di
nulla.
I vecchi non ricordavano che fosse mai accaduto niente di
simile.
Nemmeno avevano sentito raccontare dai loro nonni che gente
era venuta da fuori per spiare la comunità.
Si trattava sicuramente di forestieri male intenzionati.
Si approntarono le difese. Non si aveva dimestichezza per
questo genere di cose. I vecchi diedero il consiglio. I giovani
montarono la guardia giorno e notte.
Infine una sera videro avvicinarsi ad una delle loro casupole
un manipolo di uomini.
Uno di loro grande e grosso, dallo sguardo torbido, bieco,
domandò chi fosse il capo di quella gente.
"Non ci sono capi qui" rispose un giovane.
"Vogliamo le vostre case" dichiarò risoluto
quel tale.
"Sono nostre da molte generazioni" intervenne il
più vecchio della comunità.
"Dovete sgomberare."
"Non lo faremo mai!"
"Domani torneremo in molti. Se non ci lascerete le case,
vi stermineremo."
E se ne andarono.
Subito la comunità si riunì nella stalla.
Le ragazze non più ridevano, ma in un angolo ascoltavano
le dure parole degli uomini. I vecchi svelavano nei loro sguardi
una profonda malinconia.
L'indomani come avevano promesso ritornarono quei forestieri.
Ma giunti al villaggio con grande sorpresa non trovarono nessuno!
Anche le case non c'erano più! Quelle poche che videro
giacevano diroccate, senza vita.
Frugarono dappertutto.
Pieni di rabbia, imprecavano che qualcuno venisse fuori dai
nascondigli a parlare con loro, a spiegare il prodigio.
Ma nessuno venne, nessuno trovarono. Neanche nel bosco.
Furono presi da paura, infine da terrore.
Scapparono.
Non tornarono più.
Da quel tempo a Campocatino non abita più nessuno.
Molti dicono invece che in quel luogo ancora vive una comunità.
È invisibile. Ancora ci sono i pastori, ancora le ragazze
ridono sui prati o nella grande stalla. Ancora i vecchi narrano
quelle antiche storie.
Sono sempre lì e attendono sorridenti le stagioni.
Ancora vi incontrano Dio. Li protegge, li aiuta, si intrattiene
con loro.
|