LA CODA DI PAGLIA DELLE DONNE
In un tempo molto, molto lontano viveva a Lucca un uomo che
proprio non ne poteva più di sopportare sua moglie.
Non perché fosse cattiva, anzi era una pasta di donna,
di animo molto buono e ci voleva poco per commuoverla. Ma
aveva la coda di paglia. Era questo il suo difetto.
Bastava che il marito le facesse un piccolissimo rimprovero,
ma anche solo sbagliasse l'intonazione della voce e subito
lei s'inalberava, metteva il broncio.
I primi tempi il marito lasciava perdere. "Cambierà"
si diceva tra sé. Le spiegò anche che mettere
il broncio poteva essere una cosa del tutto normale in talune
circostanze in cui lui aveva esagerato nel rimprovero, ma
si doveva durare poco in quell'atteggiamento che guastava
il piacere della confidenza e dello stare insieme.
La moglie prometteva, ma poi subito ricadeva nel difetto.
Un amico, con il quale si confidò, gli disse un giorno
che anche sua moglie era tale e quale e che quello era il
tallone d'Achille di tutte donne.
"Non lo sai che hanno la coda di paglia?" e si mise
a ridere quando Agostino (così si chiamava il nostro
protagonista) lo guardò tutto meravigliato.
"Non solo hanno la coda di paglia, ma anche il pungiglione,
se tu le stuzzichi troppo!"
Agostino se ne tornò a casa sconsolato. Perché
se era vero che quel castigo di Dio riguardava tutti i mariti
del mondo, e quindi mal comune mezzo gaudio, era anche vero
che non ci poteva essere rimedio, se nessuno dacché
esisteva la vita lo aveva ancora trovato.
Si mise seduto sulla sedia di cucina e cominciò a guardare
sua moglie, che era intenta a sfaccendare come gli altri giorni.
Pensò che forse era tutto quel daffare che avevano
le donne a dar loro quel brutto carattere. E senza rendersene
conto, mentre pensava a queste cose, principiò a scrutare
accuratamente ogni angolo del corpicino di sua moglie, per
vedere se riusciva a scoprire quella maledetta coda di paglia,
e magari anche il pungiglione, come gli aveva confidato il
suo compagno. Ma la moglie, furba qual era, subito se ne accorse.
Si voltò verso di lui, si mise le mani sui fianchi,
e dopo averlo squadrato ben bene, lo rampognò:
"Che ci fai lì impalato? Guarda piuttosto di darmi
una mano. Non vedi quanto ho da fare?"
"Ben mi sta!" brontolò l'uomo "Non sei
lusingata degli sguardi di tuo marito? Non ti si può
guardare che subito t'inalberi."
"Sei un bel fannullone!" chiuse in fretta la moglie,
che aveva capito la malizia di quegli sguardi, e gli mise
in mano uno spolverino.
Agostino fu costretto perciò ad alzarsi dalla sedia,
bofonchiò che sarebbe stato assai meglio per lui se
fosse rimasto in piazza San Michele a discorrere con gli amici,
ma si diresse in salotto con quello spolverino in mano e cominciò
a darsi da fare, sotto gli occhi vigili della moglie, che
ogni tanto s'affacciava nella stanza a controllare.
E anche in quelle occasioni, senza che Agostino se ne rendesse
propriamente conto, il suo occhio si metteva a frugare su
quel corpicino tutto pepe.
"Ma dove l'avrà mai nascosta? Ah, se potessi scovarla!"
Era convinto che trovando quella coda, egli l'avrebbe potuta
tagliare con delle belle forbici, e zac, da quel momento tutto
con sua moglie sarebbe filato liscio come l'olio. L'avrebbe
avuta accanto a sé buona, tollerante, remissiva, dolce,
tenerissima.
Che sogno, una moglie così!
L'avrebbe rivelato a tutti gli uomini quel nascondiglio segreto!
e sarebbe stato ricordato per l'eternità come un gran
benefattore.
Altro che il premio Nobel per la pace avrebbe meritato!
Ma come poteva fare?
Si ricordò di Dio, e anche di qualche Santo a cui era
stato particolarmente devoto da ragazzo. E addirittura rammentò
due o tre amici d'infanzia, morti anzitempo, coi quali era
stato in grande confidenza.
Ci pensò e ci ripensò molto prima di decidersi
a ricorrere al loro aiuto, ma infine quando, dopo un'ennesima
lite con la moglie, si convinse che così non poteva
più andare avanti e che quello era rimasto il solo
modo per salvare il suo matrimonio, una mattina di buon'ora
uscì di casa e si recò nella bella cattedrale
di San Martino.
"Pregherò il Volto Santo. Davanti a Lui si sono
inginocchiati molti papi e molti re. Ciò significa
che qualche grazia ne sarà pure venuta."
Entrò e si diresse con passo spedito al bel tempietto
che conserva l'antico crocifisso nero. S'inginocchiò
e levando gli occhi al Volto Santo implorò la grazia.
"Non ti chiedo di farmi ricco e nemmeno di darmi la salute
dell'anima e del corpo, che pure sono beni preziosi. Ma fammi
scoprire dov'è che mia moglie tiene nascosta quella
maledetta coda di paglia. Non ne posso proprio più!
È mai possibile che ogni volta che parlo con lei, devo
controllare perfino l'accento della mia voce, l'intonazione
delle mie domande, il garbo delle mie risposte? Oh, così
non ce la faccio più e la mia vita, credimi, è
un supplizio tale che solo quello della tua Croce può
stargli a paragone!"
Finita la supplica, Agostino rimase ancora lì inginocchiato,
come in attesa. Guardava il crocifisso e soprattutto se da
quegli occhi e da quella bocca divini uscisse la risposta
che desiderava.
Invece silenzio. Qualcuno intanto era entrato in chiesa e
s'era accomodato accanto a lui.
Allora Agostino si scostò e andò a mettersi
in disparte per restare un po' più solo, però
sempre tenendo sotto controllo l'immagine del crocifisso.
Il Volto Santo taceva.
Implorò gli altri Santi e quei suoi amici affinché
intercedessero per lui.
"Vi prego," disse a quest'ultimi "voi che mi
conoscete molto bene, fatelo capire a Dio che quello che gli
chiedo non è a fin di male. Voglio solo tagliarla quella
coda. Non credo che Dio se ne possa dolere, e vedrà
anche lui tutto il bene che ne deriverà. Sarà
sorprendente la trasformazione della donna!"
Di nuovo rimasto solo, Agostino tornò ad inginocchiarsi
proprio dov'era prima, davanti alla cappellina, e guardò
quel Volto Santo con così intensa devozione che è
certo che in quell'istante udì la risposta di Dio.
Infatti subito si alzò sorridente, tutto contento si
fece il segno della croce e di filato uscì dalla chiesa.
Il messaggio che aveva ricevuto da Dio era questo: in primo
luogo egli doveva mantenere la sua promessa di non fare del
male alla donna. In secondo luogo, doveva portare con sé
alcuni amici fidatissimi, perché se proprio voleva
fare del bene, non poteva farlo da solo, e ciascuno doveva
recare con sé un bel paio di forbici robuste. Infine,
dovevano condurre le loro mogli la domenica mattina in piazza
San Michele e con esse attendere con fiducia lo scoccare del
mezzogiorno.
Se la sorpresa fosse piaciuta, Dio metteva a disposizione
le quattro domeniche successive perché tutti gli altri
mariti facessero altrettanto.
Arrivò quindi la domenica.
Che trepidazione! Agostino trovò una scusa e fece vestire
sua moglie con una tale eleganza che non l'aveva mai vista
così nemmeno nel giorno del loro matrimonio. Telefonò
agli amici verso le undici e apprese che anch'essi erano pronti
per uscire.
Agostino disse a sua moglie:
"Vedrai che ci divertiremo tanto. Poi andremo con i nostri
amici al ristorante a festeggiare."
Sua moglie, che naturalmente ignorava il vero scopo di quella
passeggiata, era tutta felice. Non capitavano spesso, infatti,
giornate come quelle. Guardandosi allo specchio, trovò
che era ancora ben fatta e piacente. Se ne compiacque e pensò
che accanto al suo Agostino avrebbe fatto la sua bella figura.
Parcheggiata la carrozza, proseguirono a piedi in città.
Giunti in piazza San Michele trovarono ad attenderli gli amici,
anch'essi sorridenti, con al fianco le rispettive mogli, tutte
splendidamente eleganti.
"Allora" gli dissero gli amici chiamandolo in disparte
"mancano cinque minuti a mezzogiorno. Sei proprio sicuro
che tutto andrà come previsto?"
"È parola di Volto Santo!" sentenziò
Agostino, guardandoli negli occhi, anche lui elettrizzato
e pieno di curiosità.
"Fra poco sapremo, finalmente!" si lasciò
scappare uno degli amici, mentre si sfregava le mani.
Le mogli chiacchieravano tra loro, ignare.
Quando mancò un minuto a mezzogiorno, gli uomini alzarono
il viso verso l'orologio della piazza e non fiatarono più.
Suonarono i dodici rintocchi.
Con il solo movimento delle labbra, sottovoce, gli uomini
scandivano quei colpi.
"Uno, due, tre, quattro... dieci, undici... Dodici!"
Si fermarono. Anche il loro cuore sembrò arrestarsi.
Attesero.
Ed ecco che videro finalmente la coda di paglia!
D'un botto, in un baleno, le donne che si trovavano nella
piazza, non solo quindi le loro mogli che avevano accanto,
svelarono tutte la propria coda di paglia!
Che spettacolo meraviglioso! Fantasmagorico, elettrizzante,
ricco di colori!
Agostino vide lì, davanti a sé, quella di sua
moglie.
La teneva nascosta dove aveva sempre sospettato: in fondo
alla schiena! Era lunga, ondulata, lussureggiante, composta
proprio di morbida paglia. Aveva il colore dell'oro. E in
cima - davvero cosa miracolosa, sorprendente - mostrava anche
il pungiglione! Dritto e sottile come uno spillo: nero, nerissimo!
Subito la toccò. La strinse tra le mani.
"Finalmente!" esclamò.
Sua moglie non s'era accorta di nulla. E così anche
tutte le altre donne della piazza, che evidentemente non potevano
vedere quel prodigio.
Ma la cosa sorprendente fu però questa: che non tutte
le donne avevano la coda di paglia allo stesso posto. Se ne
accorse subito Agostino, ed anche i suoi amici, che capirono
il perché nessuno, da quando esiste l'uomo, era mai
riuscito a scovarla. C'era chi l'aveva sulla punta del naso,
chi sulla testa, chi la teneva appiccicata alla fronte, chi
sul collo, o sul dorso della mano, a chi spuntava dalla gola,
chi l'aveva nel mezzo della schiena, o tra le dita dei piedi,
o sulle ginocchia, sulla pancia; insomma ogni punto del corpo
era buono per quella coda!
E le code erano anche diverse l'una dall'altra. Alcune erano
piccoline, paffutelle, altre quasi invisibili, altre rinsecchite;
alcune invece erano prorompenti, floride, rotonde, impellicciate.
C'era chi l'aveva ricca di eleganti avviluppamenti, chi liscia,
chi l'aveva riccioluta, chi la teneva bene in vista, chi addirittura
ritta sopra la testa, chi la strascicava per terra, chi l'agitava
pomposamente; insomma quella coda di paglia, impreziosita
da quel nero pungiglione, era proprio un vero gioiello della
natura.
Ma Agostino, dopo aver contemplato per un po' quella di sua
moglie, essersela in qualche modo goduta dopo tanti affanni,
non perse più tempo, e per timore di restarne ammaliato,
cavò subito di tasca le forbici e zac! tagliò
la coda. I suoi amici fecero lesti lesti altrettanto.
Tutte quelle code di paglia caddero sul selciato della piazza.
Gli altri mariti che passavano di lì osservarono la
scena e, guardando le rispettive mogli, anch'esse con quella
bella coda, capirono al volo il significato di quella operazione.
Poiché erano sprovvisti di forbici, subito invocarono
aiuto.
Accorsero immediatamente i nostri amici e con grande soddisfazione,
volteggiando leggeri come libellule, cominciarono a tagliare
a destra e a manca tutte le code che videro. Ma alcuni mariti
si vollero levare lo sfizio di fare da sé. Chiesero
in prestito quelle forbici e come se si trattasse di un rito
atteso da tempo, si accostarono a quella coda, la corteggiarono,
le fecero mille moine, la baciarono e infine con fulminea
mossa la tranciarono d'un sol colpo. Altri invece non attesero
alcun aiuto: con le proprie mani cercarono di strapparla,
pur di fare in fretta! Alcuni addirittura l'addentarono come
fossero lupi affamati. Qualcuno che l'ebbe staccata con i
propri denti, la mandò giù per la gola. Proprio
così: se la mangiò!
Quando alla fine i nostri protagonisti ritornarono di nuovo
vicino alle rispettive mogli, avendo ben nascoste nelle tasche
le forbici ormai inutili, le trovarono all'improvviso insolitamente
contente, piene di esuberanza, desiderose di smancerie e di
bei complimenti.
Agostino, per sincerarsi, provò a fare una bella burla
a sua moglie, e con sorpresa vide che, anziché brontolare,
la donna gli fece anche una tenera carezza!
Non ebbe più alcun dubbio allora: l'operazione era
perfettamente riuscita.
Consigliò quindi gli amici di raccogliere tutte le
code sparse per terra e di bruciarle all'istante. "Saremo
più sicuri di essercene sbarazzati per sempre!"
disse.
Anche gli altri mariti aiutarono volentieri, e quando finalmente
quelle code di paglia furono raccolte, tutti insieme appiccarono
un bel falò, che riempì di bagliori l'intera
città e durò per ore e ore, tanto quella paglia
era resistente al fuoco!
Naturalmente, poiché le donne non avevano potuto vedere
la loro coda, egualmente non videro quel falò, e continuarono
a cianciare allegramente tra loro.
I mariti invece si misero a ballare intorno a quel fuoco come
impazziti, pieni di brio, di contentezza, e le loro donne
s'illusero che forse era giunto il momento di quella grande
festa promessa.
Si unirono ai mariti e la piazza risuonò di balli e
di canti.
La notizia di quell'avvenimento straordinario si diffuse con
la rapidità del fulmine.
Si seppe così che per quattro domeniche consecutive
tutti i mariti che non lo avevano ancora fatto, potevano recarsi
a mezzogiorno in piazza San Michele e veder disvelato il nascondiglio
della coda di paglia della propria moglie.
È inutile sottolineare che per quelle quattro fenomenali
domeniche la piazza fu gremitissima di mariti e di mogli.
Ma anche di fidanzate, di bambine, di neonate ancora in fasce,
e di giovani adolescenti, belle e brutte; perfino le zitelle
furono portate, e vennero numerose comitive da molte città,
anche lontane. Vetture e vetture strapiene si fermarono davanti
alle Mura e scaricarono quantità enormi di sottane!
Agostino, come ognuno può facilmente intuire, da quel
giorno visse felice e contento, e quando arrivò alla
fine della sua vita fu sicuro anche di quest'altra confortante
verità: quella coda di paglia, una volta recisa, non
rinasce più!
Che bel regalo gli aveva fatto il Volto Santo!
Oggi, tuttavia, voi lo vedete bene, bisognerebbe rinnovarla
quella grazia che Agostino ebbe la forza di chiedere tanti
e tanti anni fa.
C'è qualcuno che vuole tentare di nuovo l'impresa?
Che si senta di tornare in San Martino e di inginocchiarsi
davanti al bel Volto Santo, e rivolgergli ancora una volta
quella preghiera?
Voi lo sapete meglio di me che ne varrebbe proprio la pena,
e sapete anche che la ricompensa è davvero molto grande.
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