LA SIGNORA DELLA LEGGENDA
(Lucida
Mansi)
Era giunta la sera quasi all'improvviso e Mattia non aveva
fatto in tutto quel tempo che pochi passi; ora se ne stava
seduto in via Roma, sopra una panchina di palazzo Cenami;
non si vedeva nessuno per strada, le luci erano rade, fioche.
Quand'ecco apparire, a pochi passi di distanza, proprio
davanti a lui, senza che lì per lì se ne avvedesse,
un'elegante signora dal passo lento ma distinto, la testa
leggermente piegata, il collo avvolto da un delicato nastro
di seta.
Gli sorrise: "Questa è la mia città!"
sospirò, e fece cenno a Mattia di aiutarla a sedersi
accanto a lui.
"Non vedi come tutto qui mi ricordi: le strade che
mi hanno ammirata bella e superba, le luci, i palazzi. Come
potrei andarmene, lasciarla sola la mia città?"
Doveva essere stata molto bella la donna, e molto amata;
tutto lo diceva di quel corpo che sembrava alla fine aver
vinto il tempo.
"Ogni notte vago per le strade della città e
ne godo a rivedere gli angoli che mi conobbero piena di
gioventù. Ritornano a volte le immagini dolci della
mia vita."
Quindi non parlò più, finché non fu
Mattia a domandare chi fosse; non l'aveva mai notata per
la città, che pure conosceva.
"Sei stato fortunato ad incontrarmi" disse. "Ti
ho visto arrivare dal tuo paese ed affacciarti alle porte
della città. Sapevo che, calando la sera, ti avrei
ritrovato qui."
"Siete restata per me?" domandò incerto,
sorpreso.
La sconosciuta tornò a sorridere e, guardandolo,
posò lievemente la mano sulla sua; e allora, a quel
nuovo contatto, Mattia la vide illuminarsi, diventare bella,
altera, come diceva di essere stata.
Sprofondarono i suoi sentimenti in quello sguardo tanto
dolce e riconobbe la donna della leggenda, inghiottita dalla
terra, non del demonio ma della sua città prigioniera,
regina, custode.
Stava seduta accanto a lui come se fossero stati cancellati
i secoli che li dividevano: neri i capelli, gli occhi grandi,
smaniosi; il corpo stracolmo di giovinezza.
Lo condusse con sé per la città. Gli parlò
dei segreti che conosceva, di ciò che lei sola riusciva
a vedere nelle sue passeggiate notturne, degli angoli della
città carichi di storia.
Via Fillungo si apriva davanti a loro, poco illuminata,
stretta e dritta; i palazzi vicini, quasi congiunti i tetti.
Appena si intravedeva il cielo stellato.
"Adorata mia città!" ripeteva, e la sua
bocca si apriva a respirarne l'aria, si gonfiava il petto
di piacere.
La donna si era fatta dolcissima.
Quanto e quale orgoglio provava Mattia a starle accanto,
misurare la sua Lucca, percepirne i segreti attraverso quella
donna! Era tale la tenerezza che ne sprigionava che anche
Mattia si struggeva al pensiero che tutto quell'affetto,
tutta quella bellezza sfuggissero all'attenzione degli uomini;
che nessuno sapesse delle innumerevoli notti d'amore trascorse
tra Lucida e la sua città.
Lo condusse infine davanti alla Cattedrale, al bel San Martino,
duomo di squisita eleganza che affascina il cuore e la mente
del visitatore.
Era notte; la piazza s'era fatta suggestiva, immersa nel
silenzio, appena illuminata da rade luci.
La donna, dopo aver toccato quasi con voluttà le
colonne scolpite della facciata, scivolò dentro la
chiesa. Anche Mattia vi entrò, condotto per mano
dalla donna.
Ma Lucida non si curava più di lui; andava da sola,
ora; lo precedeva come per una visita intima nella quale
nessun altro poteva aver parte. La veste morbida si apriva
ai lenti movimenti, frusciava in mezzo al silenzio.
Certo, lì stavano altre anime della città,
insieme con Lucida restate a vegliare per amore. Mattia
lo percepiva dal sussulto che la sua anima provava a mano
a mano che il silenzio della chiesa si faceva profondo,
assoluto; la mente stava come al di fuori del suo corpo,
tutto precipitato in una quiete che non aveva più
difese, disponibile a farsi occupare da un alito, da un
sospiro.
Lucida si era inginocchiata davanti al Volto Santo.
Il suo stato di abbandono era tale che Mattia la suppose
in contatto direttamente con Dio, e provò allora
amore per quella donna, che la leggenda dei lucchesi vuole
unita al diavolo e che, al contrario, sta dalla parte di
Dio.
Quando uscirono, le prime luci dell'alba già lambivano
la piazza. Palazzo Micheletti mostrava al giorno il bel
muro di glicini; Lucida vi passò sotto, mai più
voltandosi.
Mattia la vide piano piano svanire e avvertì che
il suo spirito si faceva grande.
Ogni azione del passato che aveva costruito, preso parte
in qualche modo alla vita della città, la sentì
di nuovo vivere nella sua anima. Sentì che li amava
tutti quegli uomini, e quei fatti, piccoli e grandi, che
avevano colmato di storia e di sentimenti la sua città
che, pur bella, non avrebbe potuto sopravvivere senza il
cuore dell'uomo.
Mai si sarebbe staccato da lei.
Non solo avrebbe voluto morire tra le sue braccia, cullato
dagli alberi delle sue Mura, dalle torri, dalle piazze,
dagli stretti vicoli; ma anche avrebbe voluto portarla con
sé, la città, nella nuova esistenza abitare
ancora nella sua Lucca, conversare e vivere coi suoi fantasmi.