I Mercanti
Le fasi lavorative
Ma l'industria serica doveva essere un'attività che caratterizzava ancora particolarmente la vita del comune lucchese se Cristoforo Maria Martini detto il Sassone, nel suo giornale di viaggio "Reise von Roma nach Livorno durch Toscana" del 1745, dedicò una serie di disegni pregevoli per la vivacità bozzettistica ma particolarmente per la nitida chiarezza nella descrizione delle varie macchine, ad illustrare tutte le fasi di lavorazione della seta secondo il metodo lucchese. Dallo schizzo acquerellato del "Bombix mori" a quello dell'allevamento e raccolta dei bozzoli passa poi al primo momento della manifattura vera e propria. La tiratura del filo dai bozzoli veniva fatta secondo due metodi: la "caldara bassa", che dava un filo molto fine, ma richiedeva maggior perizia nella lavorante e maggior tempo, e la "caldara alta" che rendeva ben tre volte di più in filato giornaliero.
Disegni rilevati da libro "Reise von Roma , nach Livorno durch Toscana" di Cristoforo Martini
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Rappresentazione della "caldara alta" |
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Rappresentazione della "caldara bassa" |
La seconda fase riguardava la "torcitura" essenziale per dare resistenza al filo di seta. La complessa macchina a doppio castello a più valichi a innumerevoli fusi e rocchetti disegnata dal Sassone con ricchezza di particolari, non doveva aver subito sostanziali modificazioni rispetto a quella medievale.
Le matasse passavano poi alla "cuocitura" dove venivano spogliate della sericina (sostanza questa che con la fibroina forma la bava del baco da seta: è un albuminoide poco solubile nell'acqua tiepida e molto nell'acqua bollente; e se bollita si trasforma In gelatina) e di ogni altra impurità per essere rese atte a subire la "tintura" fase questa che richiedeva più giorni e notevole esperienza.
Il canale d'acqua che scorre attraverso la città offre ai tintori una grande comodità dato che i loro laboratori sono lungo il canale stesso.
Il filo di seta, che era sottoposto dopo ciascuna di queste operazioni "all'incannatura" (cioè era avvolto su bobine per mezzo dell'aspo) era cosi pronta per essere tessuto.
Rappresentazione "dell'Incannatura"
Ultima fase preliminare era "l'orditura". Nessun disegno dell'orditoio lucchese ci dà il Sassone, a noi resta solo la descrizione che di esso si ricava dai Bandi del 1346. Preparato in tal modo l'ordito, si passava alla tessitura vera e propria; il pur complesso telaio del disegno del Martini è però molto probabilmente un telaio per nastri. Ultima fase della lavorazione riguardava la "piegatura" delle pezze di seta; strettamente legata a questa un unico disegno Infatti le comprende, era la "calandratura" per mezzo della quale si ottenevano i moirès.
Dal punto di vista del progresso tecnologico vedremo che il sistema usato 250 anni orsono e descritto dal Sassone non si discosta granché da quello moderno e neppure da quello degli antichi; lo constata anche Florence Edler De Roover nell'articolo: "Lucca città detta seta" scritto nel 1952.
Nel 1785 chiude definitivamente la ditta di Bartolomeo Talenti, ultima delle grandi famiglie ancora impegnata nel commercio della seta; un campionario di stoffe (1772-1784) è preziosa attestazione, di questa sua ultima attività ancora fedele in parte ai tradizionali tessuti operati.
Né a fermare tanta rovina valsero le pene minacciate ai trasgressori dei regolamenti l'istituzione di premi ai più attivi ed i prestiti che l'Ufficio dell'Abbondanza stabilì ad un bassissimo tasso per i mercanti di seta. L'arte doveva precipitare con i rivolgimenti politici dai quali fu presa tutta la penisola in seguito alla Rivoluzione francese.
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